Pensavate che quest'anno mi fossi dimenticato della quarta stagione di The Librarians? Be', pensavate bene! Dopo la buona delusione della scorsa stagione, mi era totalmente passato di mente che questa serie potesse continuare e, effettivamente, è stata infine cancellata dopo questo quarto e strano tentativo.
Questa quarta stagione ritorna un po' sui suoi passi e propone, un po' come la prima, episodi praticamente autoconclusivi e legati tra di loro da un'idea più che una trama comune: la Biblioteca è effettivamente sempre nel giusto? Quale impatto ha lavorarci sulla vita e sui rapporti umani?
Ovviamente, la stagione propone anche una sottotrama che si manifesta in alcuni episodi dedicati e che culmina (ovviamente) negli ultimi due. Una vecchia conoscenza del caro Flynn Carsen, resa immortale da eventi particolari, sta probabilmente cercando di distruggere la Biblioteca... oppure sta cercando di proteggerla e Jenkins ha preso un grande abbaglio.
Tutto il resto tende ad approfondire, seppur leggermente, cosa significhi essere un bibliotecario (o un guardiano) fino a riscrivere in parte elementi dei personaggi e regole della biblioteca stessa.
Ovviamente, gli episodi restano quella leggera avventura da quaranta minuti che sono sempre stati, anche se perdento un po' sul lato effetti speciali. Sì, sono decisamente migliorati e no, questo non è un bene perché cancella quell'identità che la serie aveva rubato a piene mani da Warehouse 13.
Sul finale, tra l'altro, si arriva addirittura a creare una realtà alternativa e a cancellare quella minima evoluzione forzata dei personaggi pur di riuscire a dare il lieto fine che avrebbe riportato tutto al punto di partenza, il che ovviamente è piuttosto criticabile.
Nel complesso, questa stagione è comunque molto più godibile della precedente ma è un bene che sia stata chiusa. Non perché fosse brutta o perché la serie continuava a riscrivele le proprie regole pur di cercare di stupire, ma perché non c'erano davvero più idee da sviluppare.
Concludendo, la quarta stagione di The Librarians è stata effettivamente piacevole come al suo solito, ma è stata anche un simbolo di quanto poco si possa proporre quando non si sa più cosa raccontare. Se questo doveva essere la proposta per gli anni a venire, va benissimo una conclusione del genere.
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