Apocalittica finale di pallastrada - La Compagnia dei Celestini di Stefano Benni

Grazie ad un po' di tempo ritagliato durante la Pasqua, sono riuscito finalmente a leggere La Compagnia dei Celestini, romanzo di Stefano Benni che stava ormai facendo la povere sul mio comodino. Iniziato con le migliori intenzioni, ho faticato un po' ad arrivare alla conclusione e devo ammettere di esser rimasto un po' deluso.

La Compagnia dei Celestini Stefano Benni poster cover




Lucifero, Alì e Memorino sono tre orfani tenuti praticamente come prigionieri nell'orfanatrofio dei Padri Zopiloti gestito da Don Biffero. Frustrati e stanchi della vita sacrificata, i tre piccoli protagonisti non hanno un attimo di esitazione quando ricevono l'invito per l'evento più importante e segreto del mondo degli orfani, il campionato di pallastrada, e fuggono dall'orfanatrofio, attirando l'attenzione di Don Biffero e di diversi altri pericolosi inseguitori senza scrupoli.

Quella che è una trama relativamente semplice e surreale è solo uno dei diversi elementi che Benni scaglia a getto continuo addosso al lettore, mentre si cerca di seguire le avventure dei piccoli fuggiaschi: abbiamo l'immancabile presenza degli artisti della famiglia Pelicorti, la maledizione del Conte Feroce Maria Heinrich, la profezia sul procinto di avverarsi, il mistero dei gemelli Finezza e mancano all'appello ancora una manciata di sottotrame che spesso si consumano nel giro di un colpo di scena.

La Compagnia dei Celestini Stefano Benni poster cover
Lo stile è quello inconfondibile di Stefano Benni, pronto a scherzare su qualsiasi situazione esponendola tramite giochi di parole e situazioni paradossali, ma la narrazione non è fluida come al solito. Nei primi capitoli, la storia si propone come abbastanza organica e misteriosa ma proprio questi misteri si riveleranno essere i protagonisti di un ultimo apocalittico colpo di scena, orchestrato al solo fine della critica contro i media e la ricerca del sensazionalismo ad ogni costo.

Tra quelle che sono situazioni esilaranti o estremamente tristi, lo scrittore lascia sempre la sua condanna sociale in un paese chiaramente specchio caricaturale dell'Italia. Lentamente, però, è proprio il desiderio di additare e incolpare che prende il sopravvento sui Celestini, che vengono trascinati in un finale forse troppo artefatto anche per una storia di questo genere.

Non siamo di certo ai livelli di Spiriti, in cui la critica alla società aveva abbandonato ogni tipo di maschera, ma potrebbe appartenere tranquillamente allo stesso universo narrativo. Nonostante il forte messaggio e il modo elegante con cui è posto inizialmente, il romanzo soffre comunque di una narrazione poco organica e coerente in tutta la sua struttura (al contrario di Spiriti), con troppi elementi inizialmente proposti e abbandonati solo per essere ricollegati in un finale privo di ogni aspetto parodistico.

Sarà che il mio interesse, soprattutto verso la fine del romanzo, era ormai calato ed era chiaro come si sarebbe concluso, ma La Compagnia dei Celestini è stata una delle opere di Stefano Benni che ho apprezzato di meno. Tra i romanzi che ho letto, continuo a preferire Margherita Dolcevita, forse la migliore sintesi di argomenti comunque esposti sia in Spiriti che ne La Compagnia dei Celestini, mente non posso che continuare a consigliare come prima lettura Il Bar sotto il Mare, raccolta di racconti intrigante e coinvolgente.

PS: dal romanzo è stata "liberamente ispirata" una serie animata che, però, non ha nulla a che vedere con i temi o la storia narrata e che ha poi cambiato il suo nome in Street Football.

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