Tra le sessioni di studio e gli impegni vari, sono finalmente riuscito a finire di leggere Cronache Marziane di Ray Bradbury. Un po' indeciso se scrivere questo post o meno, alla fine mi sono convinto considerando che l'ho fatto anche per Ma gli androidi sognano pecore elettriche?. Non fraintendete, sono libri meritevoli di attenzioni e di essere letti e proprio per questo non credo abbia senso parlare di qualcosa di cui si è già parlato a suo tempo e che è giustamente considerato un classico. Allora, perché questo post? Perché Bradbury, come Dick, tende a descrivere una realtà per raccontarne un'altra, seppur con stili completamente diversi, ed è giusto mostrare questo lato della fantascienza per chi vede nel genere solo cannoni laser e malvagi alieni dai poteri straordinari.
Il libro in se non è propriamente un romanzo quanto più una raccolta di racconti, pubblicati in un unico volume nel 1950 con l'inserimento di nuovo materiale per rendere la narrazione più fluida. Per quanto ognuno di essi sia completo e fortemente significativo se preso singolarmente, la loro totalità racconta la storia della colonizzazione del pianeta Marte e le esperienze dei terrestri migranti: la narrazione è scandita inequivocabilmente dalle date di ogni singolo avvenimento, raccontato da un narratore onnisciente e dai protagonisti del momento attraverso le loro azioni e i loro pensieri. Nei ventotto racconti, di cui questa storia è composta, ci vengono presentati nuovi personaggi, con rare comparse di vecchie conoscenze, con le loro storie e paure, il cui compito è legato al destino della Terra e di Marte e vice versa.
Nella corsa verso il pianeta rosso c'è tutta la voglia di ricominciare di chi sente il proprio mondo un po' stretto e di chi si crede moralmente superiore rispetto a chi lo ha rovinato. Per ottenere questo nuovo paradiso, però, non ci sono stati scrupoli nella distruzione delle popolazioni indigene e nell'imposizione di un modello sociale e culturale identico a quello terrestre, con le ingiustizie, le violenze, le disparità e il degrado che esso comporta. Poi, l'ombra della guerra, una guerra attesa e devastante che, pur essendo lontana, richiama a se tutte le vite possibili lasciando solo desolazione e disperazione. Chi fugge da essa, chi era a conoscenza della sua pericolosa assurdità, trova rifugio in un mondo martoriato dagli stessi meccanismi che applicava e difendeva e si prepara ad una nuova vita appropriandosi del titolo di marziano. Se ignoriamo che il teatro delle vicende è un nuovo pianeta, ci troviamo dinanzi al racconto della storia dell'umanità, perfettamente applicabile ad un qualsiasi periodo storico. Nel particolare, Bradbury sembra riprendere l'arrivo degli europei su suolo americano, contornandolo con burocrazia, razzismo e censura più vicini alla sua epoca e condendo il tutto con la paura di una guerra nucleare scaturita dalla fine della seconda guerra mondiale.
Per quanto le Cronache Marziane siano precedenti a Fahrenheit 451, in molti racconti si impongono già i temi e le atmosfere che hanno portato lo scrittore alla realizzazione del suo romanzo più rappresentativo: uno su tutti, "Usher II" racconta di come il governo americano avesse messo al bando e distrutto diverse opere letterarie e di come lo stesso governo stesse cercando di prendere il controllo di Marte tramite un organo di censura inviato ad applicare le "giuste" restrizioni. Alla pubblicazione della raccolta, ovviamente, lo stile di Bradbury era pienamente formato da diversi anni, grazie all'esperienza accumulata scrivendo su diverse riviste fantascientifiche dell'epoca, e si presenta come aulico e musicale, con particolare attenzione alla creazione dell'atmosfera più che alla descrizione dettagliata del mondo circostante. La potenza delle Cronache Marziane sta anche nella capacità di trattare temi vari e sempre importanti trasmettendo sensazioni completamente diverse eppur mantenendo costante e reale la consapevolezza di un flusso narrativo. L'edizione che ho letto, la Oscar Mondadori, presenta il testo con nuova traduzione o, meglio, con la revisione del 2003, volta a rendere lo stile dell'autore in un italiano più vicino ai nostri tempi.
Cronache Marziane è, quindi, un condensato di realtà, paure e speranze dell'autore e del popolo americano dell'epoca, proiettate su Marte e romanzate perché potessero rimanere nella storia. Più che una raccolta di racconti, una storia lunga ventisette anni composta da frammenti di vite e conclusasi con l'inevitabile ma non priva di speranza chiusura.
Nessun commento:
Posta un commento