Tornato alla vita di tutti i giorni, mi sono rimesso subito a lavoro... e ho finito di vedere The Last Man on Earth, nuovo serial tv di Fox. Tanta simpatia nelle sue tredici puntate di vita, ma tante stranezze e un titolo che non rispecchia esattamente la reale situazione della Terra. Allora buttiamoci in questa nuova avventura e vediamo di cosa si tratta.
The Last man on Earth ci pone dinanzi ad un mondo in cui un morbo sconosciuto ha sterminato tutti gli abitanti del pianeta... tutti tranne Phil Miller che, dopo aver girato in lungo e largo alla ricerca di sopravvissuti e lasciato messaggi (alive in Tucson) per eventuali passanti, si rifugia a Tucson, sua città natale, con l'intenzione di divertirsi un mondo! Purtroppo per lui, la mancanza di altri esseri umani prende quasi subito il sopravvento e, per sua fortuna, la sua ricerca di altri sopravvissuti è stata abbastanza superficiale e i suoi messaggi sono serviti effettivamente a qualcosa. Faremo gradualmente la conoscenza di nuovi personaggi, dalla seconda puntata in poi, tutti in grado di raggiungere la città dell'Arizona con un tempismo tale da rovinare la festa al nostro povero ultimo uomo e sempre con un'esplosivo effetto sorpresa. Alla fine delle tredici puntate di cui è composta la serie conteremo addirittura sette personaggi, un animale e qualche pallone e qualcosa mi dice che nella seconda stagione ne incontreremo di nuovi.
La serie, creata da Will Forte (anche attore protagonista), affronta un argomento inflazionato nel corso degli anni, quello dell'apocalisse in Terra, con un'ottica tutta nuova e con uno spirito molto lontano dal survivor e dal tragico. Sin dalla prima puntata, scritta da Forte e diretta da Phil Lord e Christopher Miller, il nostro personaggio protagonista si gode la sua nuova vita senza cura alcuna per le risorse che consumerà o senza cercare un modo effettivo per rendere la sua condizione sostenibile. Dimenticatevi le lunghe file di auto abbandonate in autostrada senza una goccia di carburante perché, in questa serie, la benzina permette di spostarsi, di riscaldarsi e di produrre energia senza alcun segno di esaurimento. Abbandonato, quindi, l'aspetto della sopravvivenza, si impone la parte comica: devo ammettere che questa serie è riuscita a strapparmi delle sane e grasse risate, ma la struttura delle puntate è estremamente ripetitiva e schematizzabile in "Phil è un bambino e fa qualcosa di stupido, personaggio X cerca di soddisfarlo, arriva personaggio Y che rovina tutto, Phil cerca di liberarsi di Y ma si rende conto di star facendo una sciocchezza". Proprio gli atteggiamenti incredibilmente infantili del protagonista sono il punto forte e il punto debole della serie in quanto offrono situazioni assurde che non ci si aspetta ma rinnegano il cambiamento e la crescita interiore se non in rari e praticamente inutili frangenti.
I personaggi che si vengono ad aggiungere con il passare delle puntate non sono tra i più caratterizzati mai creati, fatta eccezione per Carol, ma sono semplici e funzionali al funzionamento dello schema degli episodi: incontreremo quindi Carol Pilbasian, una vera forza della natura e importantissimo motore comico, la bella Melissa, il dolcissimo Todd, le belle Erica e Gail e il bellissimo, competente, organizzato e perfetto Phil Miller... no, non il protagonista... vi lascio immaginare già i giochi costruiti sull'omonimia. Oltre questa breve introduzione non c'è davvero altro da aggiungere e il problema non è affatto il cast di attori, decisamente bravi nei loro ruoli, ma i personaggi nel loro essere. Durante le puntate si è cercato anche di dare una maggiore profondità ad alcuni di loro tramite citazioni di altre opere, ma lo si è fatto in modo artificioso e non convincente: se citassi una frase di un film e poi aggiungessi "dal film Taldeitali", la citazione stessa suonerebbe stupida eppure è esattamente quello che si è fatto in più di un'occasione, probabilmente per semplificare il messaggio per gli spettatori.
Ecco, il problema di The Last Man on Earth è la semplicità delle sue puntate e della sua comicità e la piattezza della maggior parte dei suoi personaggi. Ripeto, la serie è abbastanza simpatica nel complesso ed è in grado di strappare risate con la sua sorprendente follia, ma non è esattamente in grado di coinvolgere lo spettatore. Come prima stagione è più che sufficiente, ma mi auguro che le cose migliorino con la seconda.
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