Se, come me, siete amanti dello strambo fuso con la fantascienza e divorate serie tv a ritmi insostenibili, vi sarete imbattuti in quella perla delirante che è stata la prima stagione di Dirk Gently Agenzia di Investigazione Olistica e, vittime di un colpo di fulmine, avrete atteso con impazienza al seconda stagione di Dirk Gently Agenzia di Investigazione Olistica. Purtroppo per noi, la seconda e ultima stagione della serie sembra far parte di un mondo totalmente diverso, tanto distinta dalla prima da chiedersi se si trattasse addirittura della stessa serie.
Ripartendo dal forzato finale apertissimo lasciato in eredità dalla prima stagione, Dirk Gently Agenzia di Investigazione Olistica ha delle solide basi su cui costruire un nuovo folle mondo e un nuovo folle caso.
Sarà per la necessità di ripartire da una situazione già avviata o sarà per delle basi troppo constringenti per poter sviluppare subito un nuovo caso, sta di fatto che questa seconda stagione inizia, si sviluppa e si conclude in maniera estremamente lineare e lontanissima da quella matassa di eventi insiegabili, poi risolta in conclusione, che si era rivelata la prima.
Dirk è prigioniero di Black Wing mentre Farah e Todd, che ora ha contratto la Pararibulitis, sono al suo inseguimento secondo il metodo Olistico™. In tutto questo, Amanda è stata separata da tre membri dei Chiassoso Trio, così come Bart da Ken, e tutti i personaggi si stanno affannando per cercare di recuparare il proprio gruppo.
È così che Todd finisce col raggiungere Bergsberg, seguito quasi a ruota da Dirk grazie all'Attrice Olistica™ Mona Wilder, dove vengono a conoscenza di eventi inspiegabili accaduti nel 1967 e dove scoprono l'esistenza di Wendimoor, un mondo fantasy usato da Il Mago come suo sandbox personale.
Da qui, la trama continua il suo naturale e logico corso, passando per atti eroici, riunioni, crisi di depressione, viaggi tra i due mondi... e poco altro.
Il tutto è portato avanti in maniera fin troppo lienare per Dirk Gently Agenzia di Investigazione Olistica, senza lasciare spazio a tutto quello che aveva reso la prima stagione (escluso il finale a dir poco aperto) a dir poco indimenticabile: la comicità scaturita dal non-sense e la capacità di legare il tutto, per quanto fosse apparentemente sconslusionato, in appena otto puntate.
Nonostante questa seconda stagione abbia addirittura più tempo, con i suoi dieci episodi all'attivo, non riesce a costruire e stravolgere ma cerca di rimediare a quanto mostrato a fine prima stagione per portarsi in una posizione tale da raccontare la sua storia, senza tentare nulla di particolare e ricadendo nuovamente nello stesso errore conclusivo.
Anche questa seconda stagione lascia un finale aperto, anche se in maniera molto più contenuta rispetto alla precedente, con l'unico problema che, questa volta, non ci sarà un seguito dove poter dare una chiusura a quanto lasciato in sospeso.
Dirk Gently Agenzia di Investigazione Olistica, infatti, non è stata rinnovata. Questa seconda stagione era così brutta da meritare di non avere un seguito? No, non direi, ma semplicemente non era la stagione che stavamo aspettando con ansia.
È stato un po' come assistere ad Aliens dopo aver amato e adorato Alien, come giocare a Dragon Age II dopo aver imparato a memoria ogni storyline di Dragon Age Origins, come leggere la seconda serie di Magic Knight Rayheart dopo aver amato la prima, come... ci siamo capiti.
Quasi ogni personaggio ha subito mutamenti, spesso non propiamente in linea con quanto mostrato o atteso, quasi ogni puntata ha mostrato progressi semplici e lineari e quasi ogni evento ha avuto culmine in un bagno di sangue che non ti saresti aspettato nemmeno lontanamente. Ecco, questa stagione sembra esser stata realizzata eliminando il non-sense e sostituendolo con la cruenza.
La seconda stagione di Dirk Gently Agenzia di Investigazione Olistica non condivide semplicemente nulla con quella perla esplosiva che è stata la prima, in grado di catturare e di far innamorare. Forse non meritava di essere l'ultima stagione della serie ma, di certo, non meritava nemmeno di portarne il nome.
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