La difesa di un bambino per una pietra luminosa - Sword of a Stranger

Sono ormai anni che questo film d'animazione giapponese è in giro per il mondo e ricordo di averlo notato nella mia fumetteria di fiducia ma, senza un motivo preciso, non l'ho mai recuperato. Be', ho finalmente rimediato a questo torto e ho visto Sword of a Stranger, film che lo stesso regista definisce (giustamente) un misto tra Akira Kurosawa e Sergio Leone.





Giappone feudale: un piccolo gruppo proveniente dalla Cina è ospite a pagamento presso uno dei signori del feudo. I loro obbiettivi non sono chiari, ma è evidente che non si preoccupano di spendere per poterli raggiungere.

A rientrare nel loro oscuro piano c'è anche un ragazzino, Kotaro, braccato senza sosta dai guerrieri cinesi e costretto alla fuga assieme al suo cane Tobimaru. Solo e privo di ogni capacità di autodifesa, il bambino è facile preda dei suoi inseguitori, ma ha la fortuna di imbattersi in uno sconosciuto.

Lo spadaccino senza nome, che porta in vita una katana sigillata nel suo fodero, salva la vita di Kotaro e, rivelatosi abilissimo e incline all'empatia, viene assoldato da quest'ultimo per scortarlo al sicuro.

Durante il viaggio i due imparano a conoscersi e a contare l'uno sull'altro, grazie anche all'affetto che iniziano a provare. Sarà proprio questo affetto che, nel momento del bisogno, spingerà lo spadaccino ramingo a proteggere ancora il bambino, ormai per lui quasi come un figlio.

In Sword of a Stranger abbiamo una gran bella gestione di quelli che sono gli eventi di fondo. Lasciando scoprire solo poco per volta allo spettatore, il film permette di concentrarsi sul rapporto in sviluppo tra i personaggi, con continue confidenze e un graduale aumento della fiducia. Ma, sullo schermo, non abbiamo solo i rapporti personali tra i due protagonisti.

Siamo in un'epoca in cui la spada è il modo migliore per portare a termine un compito e gli uomini più abili sono quelli su cui si fa maggior affidamento... anche se sono stranieri tra un popolo fortemente razzista.

Proprio abili spadaccini sono inviati dal gruppo cinese e dal signore del feudo alla ricerca del ragazzino e lo scontro con Senza Nome è praticamente inevitabile. Da qui prendono vita grandiose scene di combattimento, dove un solo fendente può fare la differenza tra la vita e la morte e dove il sangue non esita mai a scorrere.

Tra morti in battaglia, tradimenti, inseguimenti, torture, uso di droga e l'ombra di un passato da contenere, Sword of a Stranger ha molto con cui intrattenere e tutto ciò che mostra lo gestisce nel miglior modo possibile.

Parlando puramente dell'aspetto visivo, il film si mostra con la giusta tonalità di colori per il tema proposto, non fa troppo affidamento sulla computer grafica (e quelle poche volte che la usa non risulta sgradevole) e sa quando accentuare il dinamismo del momento e quando invece concentrarsi sulla riflessione.

Sword of a Stranger è davvero un ottimo film nel suo genere, con belle animazioni, una regia sapiente e grande gestione dei tempi. Se il Giappone feudale è nelle vostre corde, dovreste proprio provare a vederlo.

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