Da battute a confidenze - Dimentica il mio nome

Ho da poco finito di leggere la nuova graphic novel di Zerocalcare, forse il fumettista italiano che al momento sta vivendo più successo nel suo paese, grazie alla mia signorina che, dopo aver sopportato settimane in attesa davanti alla cassetta delle lettere (per la ZeroGipi version) e dopo averlo divorato, mi ha fatto l'enorme favore di prestarmela. Dimentica il mio nome si presenta sin da subito, grazie anche alla curata edizione cartonata pubblicata dalla Bao, come il lavoro più maturo e impegnato dell'autore che decide di raccontarci una storia molto personale e a lui molto cara. Sarà stato in grado di adattare il suo stile scherzoso e citazionista alle esigenze di una storia più seria del solito?

Dimentica il mio nome Zerocalcare poster cover Gipi




Iniziamo col dire che, dopo l'esperimento poco riuscito di Dodici, Calcare è tornato a narrare storie di vita vissuta tramite la sua ormai collaudata divisione in capitoli. La prima cosa che salta all'occhio leggendo il suo ultimo lavoro è quanto questi siano brevi, come se fossero tanti piccoli pensieri riordinati con cura. La dimensione dei capitoli e il loro impatto sulla lettura, permettono pause per assimilare le informazioni apprese in quella che altrimenti sarebbe un'immersione senza sosta nella vita dell'autore e della sua famiglia. Fermarsi per fare il punto della situazione è necessario perché la soglia che divide ciò che è chiaro da ciò che è parafrasato è sottilissima e quasi mai netta: la figura delle volpi, le gite allo zoo, le vecchie paure e la dinamica di molti degli avvenimenti narrati si prestano a molte interpretazioni e impostano spunti utili a riflettere su ciò che ci viene detto.

Dimentica il mio nome Zerocalcare cover
Tralasciando la storia in se, estremamente personale e intima, le tavole ci propongono un'atmosfera in continua evoluzione. La narrazione alterna momenti di grande intensità a gag e riferimenti pop-culturali classici di Calcare, il tutto sapientemente controllato allo scopo di far fluire la lettura e, perché no, strappare qualche risata anche nella serietà più totale. L'intera graphic è in bianco e nero, ma presenta elementi in arancione per permettere di riconoscere a prima vista le anomalie del racconto. Sinceramente, ho apprezzato molto questa scelta di voler giocare graficamente con il lettore tramite l'inserimento di un colore anomalo perché ha permesso di valorizzare ulteriormente il mezzo di narrazione basato, appunto, sull'impatto grafico.

Decidere di raccontarsi attraverso un romanzo e mettere a nudo aspetti nascosti della propria famiglia è stata una scelta sicuramente pesata e lo studio necessario a porre il tutto su carta ha portato Dimentica il mio nome ad essere apprezzabile da ogni tipo di lettore, coetaneo o meno. Non è difficile riconoscere sentimenti conosciuti e apprezzabili da chiunque, regalati tramite un lavoro degno di nota, da leggere e consigliare. Un passo importante per un autore che è riuscito a dimostrare che non è solo in grado di far ridere attraverso nostalgia e surrealismo, ma che può commuovere e appassionare senza rinunciare a se stesso.

PS: voglio ricordare a tutti che Zerocalcare è un fumettista di Rebibbia (mica di Roma) molto attivo nel panorama underground che pubblica, su diverse piattaforme, lavori di recensione e che regala ai suoi appassionati una nuova storia ogni lunedì su due (come no) sul suo sito Zerocalcare.it.

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