Barcamenandomi tra i miei vari impegni sono riuscito a ritagliarmi, infine, abbastanza tempo per finire uno dei giochi che mi aveva incuriosito maggiormente al momento dell'acquisto della mia Xbox 360. Dopo settantacinque ore (circa) di gioco, sono riuscito ad arrivare alla fine di Kingdom of Amalur, Reckoning, gioco partorito dalle menti di R. A. Salvatore (Forgotten Realms), Todd McFarlane (Spawn) e Ken Rolston (Morrowind, Oblivion). Vediamo un po' di cosa tratta questo titolo con una presentazione così altisonante?
Una delle prime cose che risaltano nel momento dell'inizio dell'avventura è la presenza dell'editing: come ogni gdr occidentale che si rispetti, i giocatori hanno la possibilità di creare il proprio alter-ego, scegliendone il sesso, la divinità protettrice e, ovviamente, l'aspetto. Non ci è permesso scegliere una classe perché il gioco si basa su un sistema di crescita del personaggio particolare e dinamico che ci porta a modificare il nostro stile di gioco e i suoi equipaggiamenti in base a scelte effettuate ad ogni livello. Una prima pecca che incontriamo è una personalizzazione dell'aspetto non troppo profonda, anche se confrontata con titoli precedenti, ma comunque essenziale.
Finita questa prima parte, veniamo catapultati nel mondo di Amalur ritornando in vita tra una montagna di cadaveri in putrefazione. Senza memoria e senza nulla addosso se non alcuni stracci, il nostro scopo primario sarà quello di scoprire come siamo morti e come mai siamo tornati in vita. Da questo punto di partenza, arriveremo a scoprire di essere l'unico essere vivente a non avere un fato già deciso e ciò farà di noi l'unica persona in grado di salvare il mondo. Tolto questo
piccolo cliché, la trama si evolve in maniera interessante ma non ci permette di modificare, se non di pochissimo, quello a cui andiamo in contro e il finale della storia. Le culture dei vari popoli, curate da Salvatore, sono decisamente intriganti e ben studiate, come sono interessanti le letture che ci capiteranno durante le partite e le leggende in cui ci imbatteremo, ma tutto questo non basta a colmare le lacune della trama, a tratti decisamente troppo semplicistica. Oltre alla storia principale, potremo seguire delle storie secondarie legate a diverse fazioni. Queste missioni sono tra le più carine di Reckoning (ho apprezzato particolarmente quelle della Casa delle Ballate) e ci permettono di ottenere dei bonus permanenti e degli equipaggiamenti particolari una volta concluse.
Passando al gameplay, il sistema di esplorazione del mondo, semplicemente immenso, è a tratti frustrante in quanto non è possibile saltare o scendere da precipizi se non seguendo determinati sentieri, ma credo che questa sia una delle poche note negative del titolo. Dalla crescita del personaggio alle meccaniche di combattimento, il gioco è molto godibile se non assuefacente, portando il giocatore a cercare di ottenere più esperienza possibile per poter migliorare il proprio personaggio. In KOA Reckoning è infatti possibile sviluppare diverse abilità passive, che vanno dallo scasso alla persuasione, dall'esplorazione all'alchimia, che permettono di migliorare le capacità nelle creazioni di armi, armature e pozioni, di facilitare lo scasso dei bauli e delle porte, di ottenere nuove opzioni di dialogo ed è possibile sviluppare le abilità combattive investendo punti abilità su tre alberi diversi: forza, destrezza e magia. Carina la possibilità di smembrare e creare armi e armature, anche se non se ne sente realmente il bisogno visto lo smodato numero di equipaggiamento valido che saremo in grado di trovare nelle nostre esplorazioni.
Anche le quest secondarie non sono tutte ripetitive, anche se ci si imbatte in una manciata di schemi ripetuti, considerando anche che ce ne sono quasi duecento. Nella versione Xbox ho incontrato qualche fastidioso bug durante il gioco, come l'impossibilità di vendere o distruggere determinati oggetti o la sparizione dei sottotitoli o lo spostamento della telecamera, e ho dovuto sopportare lunghi caricamenti ad ogni ingresso/uscita da edifici o dungeon. Inoltre, non condivido la gestione delle abilità apprendibili durante il gioco: credo che quattro slot siano pochi per poter gestire le attivate e continue che apprenderemo durante il gioco e non è presente nessun menù circolare per esse, come invece è stato fatto per gli oggetti. Ultimo punto negativo che mi viene in mente riguardante la giocabilità è forse la difficoltà del titolo: nonostante ci siano degli avversari davvero difficili da mandare al tappeto, il gioco è nel complesso troppo semplice se si sviluppa il personaggio a dovere e non ci sono combattimenti che non possono essere vinti con un po' di pazienza o quest che possono essere fallite, se non davvero una manciata. A semplificare ulteriormente i combattimenti, acquisiamo molto presto il mutafato, ossia la capacità di rallentare i nemici e finirli tutti in un ultimo colpo con premio esperienza extra, previo completamento della barra apposita. Inoltre il gioco cerca, a volte, di metterci davanti a missioni d'infiltrazione, ma anche queste sono completabili attaccando qualsiasi cosa si muova.
La grafica colorata e cartonesca lascia inizialmente basiti, ma devo ammettere che il design dei personaggi e del mondo intero di Amalur è davvero qualcosa di eccezionale. Ogni continente che visiteremo sarà identificabile da un panorama diverso e ogni dungeon avrà atmosfere forti e incredibili. Un vero peccato dover assistere costantemente al caricamento delle texture. Anche le animazioni sono molto piacevoli e ispirate e contribuiscono a diversificare i personaggi tanto quanto l'aspetto. Tutto quello che brilla ai nostri occhi viene sottolineato da un comparto sonoro tra i migliori che mi sia capitato di ascoltare, anche se alcuni temi risultano un po' troppo pomposi considerate le diverse volte in cui ci troveremo a doverli ascoltare. Da notare che ogni singolo dialogo o racconto è stato doppiato in inglese, nonostante il numero spropositato presente nel gioco. Considererei inoltre apprezzabile l'opzione disponibile che permette di nascondere l'elmo del personaggio, permettendoci così di "ammirare" il volto della nostra creazione in qualsiasi momento.
In definitiva,
Kingdom of Amalur - Reckoning è un gioco di ruolo fantasy che ripercorre molte strade già battute a livello di trama, ma è molto più piacevole da giocare di altri titoli del genere, alcuni dei quali nel complesso meglio riusciti. L'enorme numero di missioni secondarie distraggono troppo dalla trama e portano il giocatore a non goderne, quindi consiglierei di ignorarle almeno inizialmente per poter completare la storia principale seguendo a pieno le vicende e mantenendo un livello di difficoltà proporzionale alle nostre abilità. Bello e vario il set di armi utilizzabile e creabile (ci sono anche i chakram!) che, combinato con le abilità attive, aiuta a mantenere il gioco fresco e divertente. Sicuramente un bel titolo che vi porterà via molte ore di gioco e di sonno, degno di essere giocato e rigiocato con personaggi diversi, ma difficilmente uscirà dall'ombra di giochi nel complesso meglio riusciti (o più pubblicizzati) come
Dragon Age o The Elder Scrolls.
Nessun commento:
Posta un commento