Complice il Natale e una fanciulla con buon gusto, ho finalmente avuto l'occasione di leggere e di avere tra le mie mani la storia di Alan Moore disegnata da Brian Bolland: Batman Killing Joke. Nonostante il titolo ci lasci intuire i personaggi partecipanti, nulla può prepararci a quello che ci troveremo a vivere, soprattutto se non abbiamo altri riferimenti del pazzo clown vestito di viola. Bene, Deluxe Edition alla mano (squisitamente in americano) e storia viva nella testa, esploriamo questa storia senza tempo.
Visto che la copertina classica la conosciamo tutti, ho voluto iniziare proponendovi quello che trovate impresso sul cartonato, subito sotto quella sovracoperta che non viene mai spostata. Così come questa illustrazione viene nascosta, così anche il protagonista di questa storia viene schiacciato sotto l'altisonante nome di Batman. Non è di lui che si parla, non è lui sotto i riflettori, non è lui che può raccontarci qualcosa che non sappiamo. Il Joker, è lui il nostro protagonista. Questa storia è tra le più profonde dedicate alla nemesi del pipitrello per antonomasia. Senza fare grossi spoiler, Killing Joke ci permette di vivere e di vedere il mondo che la ragione ci preclude, ci trascina nel vortice senza senso della follia come solo il Bianconiglio ha saputo fare con Alice. Non si cerca di creare l'atmosfera, non si cerca il momento giusto; le cose accadono. Per tutta la lettura, sai che qualcosa di tremendo sta accadendo, sai che qualcosa accadrà, ma non puoi immaginare quando e non puoi sperare che Batman arrivi a salvarti.
Il caos, la pazzia e l'ansia guidano la narrazione attraverso le tavole di Bolland convincendoti di non star leggendo la solita, piatta, storia di supereroi, dove tutto viene costruito perché l'uomo in maschera salvi la fanciulla dai cattivi esattamente all'ultimo istante. Per citare lo stesso Moore e come Dr. Manhattan ci ricorda "È troppo tardi. È sempre stato, e sarà sempre, troppo tardi.". Ma delineiamo una trama un po' più chiara: Joker è stato rinchiuso ad Arkham e Batman ha tutte le intenzioni di risolvere i loro screzi una volta per tutte. Entra nella cella e, serio come non mai, inizia la sua riflessione sull'inevitabilità del finale della loro storia (che, se fosse stata amorosa, sarebbe stata migliore di Twilight). Peccato che lo psicopatico che si è preso la briga di andare a trovare è un povero fantoccio. Joker è evaso, ancora una volta, ed è determinato a dimostrare la sua più grande verità: tutti, nessuno escluso, sono come lui. Sono la paura e il dolore a cancellare la ragione e fare spazio alla follia.
Credo che questo sia il punto più bello della trama, punto di discontinuità deciso dalle solite storie: non esiste un piano malvagio da mettere in atto per vendetta o per pura cattiveria. Non esiste un "supercattivo" che vive per compiere atti imperdonabili. Esiste una persona, folle e sicura di se, che vuole sbattere la verità in faccia a tutti gli altri. E Batman lo sa, lo sta capendo, ed è per questo che si sente in dovere di parlare con Joker, per questo lo sente così vicino. Batman ha paura della follia. Non credo ci siano altre storie come questa ambientate a Gotham. Volete una storia sul pipistrello? Leggete pure gli spillati, andate a vedere i film, cercate conforto nella silenziosa e immobile giustizia. Volete una storia in grado di catturarvi e turbarvi, una storia che vi spinga a riflettere, una storia che non vi lasci una volta chiuso il volume? Killing Joke è quello che fa per voi. E non lamentatevi se poi non riuscirete più a tornare indietro, è così che va la vita.
PS: direttamente dal canale ufficiale di Batman Arkham, ecco il video Troy Baker interpretare dal vivo il monologo di Joker tratto da Killing Joke al NY Comic-Con 2013.
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