Occhi del cuore, occhi del cuoreee - Boris, la fuori serie italiana

Grazie al mai troppo sfruttato abbonamento Netflix, ho avuto la possibilità di colmare una mia enorme lacuna in termini di serie tv italiane. Ovviamente sto parlando di Boris e della sua pungente critica alla fiction nostrana, eseguita da un cast meravigliosamente d’eccellenza ed portata avanti mostrandone i meccanismi dietro la realizzazione.

Boris la fuori serie italiana poster cover




Boris, la fuori serie italiana è una serie tv ideata da Luca Manzi e prodotta per FOX che ci racconta del mondo della fiction italiana attraverso gli occhi del nuovo stagista di regia, Alessandro detto Seppia (rinominato contro la sua volontà), catapultato nel magico mondo del set romano di Occhi del Cuore.

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Ovviamente, la situazione in cui Alessandro si trova a lavorare è semplicemente paradossale, fatta di sfruttamento, stelle dalle pessime qualità ma dall'altissima considerazione, favoritismi, disorganizzazione, sacrifici e lavoro approssimativo.

Tutto quello che viene girato per Occhi del Cuore 2, la fiction fittizia per cui il pesciolino Boris suggerisce i movimenti di camera, è realizzando con la consapevolezza di aver fatto un lavoro terribile, ma va benissimo così perché questo è quello che la produzione e gli italiani vogliono.

La prima stagione è fortemente basata sulla capacità di adattamento di Alessandro (Alessandro Tiberi) ad un ambiente ostile e contrario ad ogni logica e calca fortemente la mano sulla bassa qualità della fiction e i meccanismi che ne determinano tale riuscita. Il povero regista René Ferretti (Francesco Pannofino) costretto a lavorare seguendo quello che altri vogliono e supportato dalla decisa Arianna (Caterina Guzzanti), il rappresentante della rete Diego Lopez (Antonio Catania) pronto a far valere quello che vuole il Dottor Cane, Stannis La Rochelle (Pietro Sermonti) e Corinna Negri (Carolina Crescentini) anima pessima della clinica e degli intrighi del Conte, Augusto Biascica (Paolo Calabresi) con i suoi abusi e l’eterna richiesta degli straordinari, e la lista potrebbe andare avanti per molto.

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La seconda stagione, però, ha già i suoi personaggi con cui giocare, ormai familiari agli spettatori e agli sceneggiatori, e introduce le prime relazioni amorose e le prime evoluzioni anche sui personaggi secondari. Portando avanti la serie di Occhi del Cuore, Boris si arricchisce di nuovi personaggi portati sullo schermo da grandi attori e continua a sviluppare sulla stessa linea dell’idea iniziale, migliorando alcuni aspetti e dando al pubblico quello che vuole (Arianna e Alessandro, per dirne una).

Poi, però, arriva la terza stagione che annulla il finale conclusivo e politicamente polemico della seconda e cerca di infilare nuovi sviluppi in una serie nata sotto la peggiore stella. È così che Boris concretizza quello che ha sempre odiato, parallelamente all'inganno di Medical Dimension per René. La stagione non funziona, soffre di grandi momenti morti e di svolte sui personaggi a tratti sciocche. Anche l’uso più massiccio degli sceneggiatori come personaggi ricorrenti, anziché come scenetta comica occasionale, è indice di qualcosa che non va.

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Questa ultima stagione apre per diversi personaggi delle situazioni mai più riprese, lasciando in sospeso sviluppi che sembrano non esser stati mai considerati, oltre ad introdurre una antipatica questione politica quasi fine a se stessa (può strappare un iniziale sorriso solo conoscendo i Guzzanti).

Solo nel suo ultimo episodio, e nel ritorno di Ferretti alla dichiarata bruttezza, la serie ritrova la sua violenta esplosività sacrificando l’integrità morale di un regista stanco e rassegnato e facendo passare il messaggio che non si può fare di meglio, al contrario di quanto fatto col finale della seconda stagione.

Al netto della mediocrità incredibile della terza stagione, Boris è una serie tv estremamente valida e incredibilmente attuale sotto molti aspetti (la prima stagione è del 2007) ed offre un’interessante sguardo nel dietro le quinte delle fiction italiane mentre se ne fa gioco.Tra personaggi interessanti, comparse d’eccellenza e confronti diretti tra fotografia e regia reali e interni, la serie pretende di essere vista e amata incondizionatamente.

Spero che il film conclusivo, successivo alla seconda conclusione, mi permetta di conservare un ricordo migliore di quello lasciato dalla terza stagione.

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