Tra un pasto e l'altro, la totale mancanza di televisione in tutta la casa mi ha permesso di recuperare varie serie di una certa importanza e, durante quest'ultimo mese, è stata la volta di Sfondamento dei cieli Gurren Lagann (Tengen Toppa Guren Lagan). Essendo amante di Evangelion e avendo apprezzato sia Il mistero della pietra azzurra che FLCL ero sicuro che non sarei rimasto deluso da una serie dello studio Gainax, considerando anche le critiche positive ricevute, eppure c'è stato qualcosa di stonato in questa vigorosa avventura.
Simon, giovane e timido scavatore, e Kamina, esuberante teppista a capo della brigata Gurren, sono abitanti del villaggio sotterraneo di Jiha, tenuti nel sottosuolo dalla paura e dalla convinzione dell'inesistenza di un mondo esterno. Durante una giornata di lavoro, Simon trova prima una piccola trivella e poi un robot composto quasi esclusivamente da una faccia che sembra riconoscere la trivella come chiave e, durante lo stesso giorno, una gigantesca bestia metallica sfonda il soffitto del villaggio, portandosi dietro una formosa ragazza in bikini di nome Yoko. Lo sforzo congiunto dei tre protagonisti permetteranno la salvezza del villaggio e l'arrivo sulla tanto desiderata superficie, con l'unico problema che questa non è un paradiso ma un luogo arido dove i pochi abitanti sono costantemente sotto attacco degli uomini-bestia alla guida dei Gunmen (i robottoni degli oppressori). Così inizia la lotta per la sopravvivenza e la guerra per la conquista della superficie della brigata Dai Gurren, contante sempre nuovi membri, capitanata dal risoluto Kamina (ostinato fino all'ultimo nello spiegarci che non è il protagonista) e concretizzata dal giovane Simon.
Gurren Lagann non è un semplice anime a tema "robottoni" bensì è un tentativo di liberare il genere dai preconcetti del suo pubblico basandosi su quelli che sono i tipici cliché e esagerandoli al loro limite: è così che avremo un ragazzino al comando di un mecha, un protagonista che può tutto grazie alla sua "forza spirituale", una quota rosa formosa e praticamente nuda pur essendo una ragazza per bene, un personaggio palesemente e esageratamente sessualizzato come omosessuale (con annessi siparietti) e così via per una lista tanto lunga quanto la storia dell'animazione. Il ricorso a questi stereotipi è costantemente messo in discussione dai personaggi stessi, come barlume di razionalità in un mare di follia, eppure il mondo finisce con accettare tutto e, addirittura, con il trovarci una giustificazione sensata. Oltre a questi elementi esagerati di comicità critica verso se stessa, la serie omaggia storiche capostipiti del genere tramite diversi elementi più o meno seri, come il design o le esplosioni, pur mantenendo una propria identità e strizzando l'occhio solo verso chi è in grado di cogliere i riferimenti senza rendere la serie meno godibile per chi non possa coglierli.
Le animazioni sono semplicemente quello che ci si aspetta dallo studio Gainax: impeccabili, dinamiche, luminose e in grado di variare in base alla serietà del momento, sempre accompagnata dalla colonna sonora, mente la regia degli episodi è per lo più ottima, anche se ha partorito un paio di episodi o scene un po' fuori traccia. Discorso a parte va fatto per la trama: per una serie che non si prende sul serio e che intrattiene tramite le sue situazioni al limite dell'assurdo non è un grosso problema avere una trama non propriamente perfetta e con degli strani buchi qua e là ma, quando questa stessa serie inizia a prendersi sul serio nella sua seconda parte, dopo il salto temporale, la situazione cambia radicalmente. Ci ritroviamo a sette anni dagli eventi appena conclusi e i toni degli episodi, per quanto basati sugli stessi temi (crescita ed evoluzione contrapposte al desiderio di stabilità), cambiano radicalmente e diventano molto più seri e cupi ed è proprio in questo secondo e breve arco narrativo che le risposte che ci vengono date non sono più soddisfacenti, perché fornite con serietà e convinzione seppur basate su avvenimenti e situazioni inizialmente sopra le righe. Insomma, non si può più soprassedere ad una storia debole quando non c'è altro che la tiene in piedi, soprattutto quando si cerca di obbligare lo spettatore a sentirsi triste quando manca la connessione basilare per un tale sentimento.
Tra la sua prima e la sua seconda parte, Gurren Lagann si propone come un anime follemente serio, mantenendosi però a metà strada da FCLC (di cui non eguaglia mai il non sense e la stranezza) e Neon Genesis Evangelion (senza però avere una base narrativa altrettanto forte) e puntando, per sedici episodi su ventisette, sul lato comico / nostalgico / critico, proponendo simpatia e mostrando una propria identità solo per poi rinunciarci con la sua seconda parte, con elementi che si rivelano anche interessanti ma non in grado di reggere da soli l'atmosfera che si cerca di proporre. Sicuramente una serie apprezzabile e in grado di intrattenere, ma che delude e che lascia una sensazione di insoddisfazione sul finale.
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