Sta per tornare al cinema il capolavoro di Isao Takahata, cofondatore dello Studio Ghibli, dopo esser stato seppellito dalle opere del maestro Miyazaki ed esser rimasto nel cuore di pochi. Fino a qualche tempo fa, ero ben contento di vedere iniziative del genere nei nostri cinema, sperando di poter vedere i film d'animazione alla loro uscita trattati come tutti gli altri film, invece abbiamo a che fare con una trovata commerciale che spinge il nostalgico o il fanatico a spendere il doppio del prezzo del biglietto preso dalla fredda di decidere. Critica a parte sulle operazioni del tipo "solo per questi due giorni", che ormai hanno proliferato, cerchiamo di parlare di Una tomba per le lucciole o La tomba delle lucciole se preferite il nuovo titolo.
Questo lungometraggio ci parla della storia di Seita, morto di fame e di stenti nella stazione di Kōbe quando ormai la vita in Giappone stava riprendendo i suoi ritmi per i sopravvissuti alla seconda guerra mondiale. La sua dipartita, tra l'indifferenza dei passanti ormai assuefatti alla presenza degli orfani di guerra, è solo il punto d'inizio di un racconto di solitudine, tristezza e debolezza che ha portato Seita e la sua sorellina Setzuko alla loro inevitabile fine.
È già chiaro sin dalla trama che Una tomba per le lucciole è ben distante dalle fantasiose e sognanti pellicole targate Ghibli ma si pone come una straziante dimostrazione di quello che la guerra può portare anche lontano dal fronte. Il film è tratto abbastanza fedelmente dal racconto omonimo e semi-autobiografico di Akiyuki Nosaka, anche se non riesce a mettere pienamente in luce l'impossibilità dei ragazzi di vivere dalla "zia", subdola e approfittatrice e non realmente legata ai protagonisti, e l'indipendenza della morte di Setzuko da qualsiasi scelta che Seita potesse compiere. Per chi non abbia letto il racconto, sembrerà che Seita si comporti da bambino quale è e porti così la sorella alla morte per poi abbandonarsi a se stesso mentre le sue scelte sono quanto di più premuroso si possa aspettare da un fratello maggiore.
È già chiaro sin dalla trama che Una tomba per le lucciole è ben distante dalle fantasiose e sognanti pellicole targate Ghibli ma si pone come una straziante dimostrazione di quello che la guerra può portare anche lontano dal fronte. Il film è tratto abbastanza fedelmente dal racconto omonimo e semi-autobiografico di Akiyuki Nosaka, anche se non riesce a mettere pienamente in luce l'impossibilità dei ragazzi di vivere dalla "zia", subdola e approfittatrice e non realmente legata ai protagonisti, e l'indipendenza della morte di Setzuko da qualsiasi scelta che Seita potesse compiere. Per chi non abbia letto il racconto, sembrerà che Seita si comporti da bambino quale è e porti così la sorella alla morte per poi abbandonarsi a se stesso mentre le sue scelte sono quanto di più premuroso si possa aspettare da un fratello maggiore.
A parte questa piccola, seppur pesante, dipendenza del film dal racconto, Una tomba per le lucciole è un opera straziante, capace di strappare via la felicità dallo spettatore e spingerlo sull'orlo del pianto mostrando esclusivamente la cruda realtà dei fatti. Per quanto il protagonista sia Seita, l'attenzione viene posta più sul suo modo di comportarsi con gli altri personaggi.
Non passano inosservati i suoi tentativi di preservare l'innocenza della sorella, simboleggiati dalle caramelle che raziona per i momenti più duri, l'incapacità di farsi accettare dalla vedova che gli ospita per via di un accordo con la madre, la sua freddezza durante i furti eppure le sue suppliche al contadino nella speranza di far migliorare lo stato di salute della sorella.
Per quanto tutto sembri scivolargli addosso, il colpo più grave lo accusa alla scoperta della distruzione della flotta navale imperiale e alla ragionevole deduzione della morte del padre: per quanto abbia visto la madre sfigurata e la sorella sempre più debole, Seita conservava la speranza del ritorno del padre e di un conseguente ritorno alla normalità una volta vinta la guerra ed è lo spezzarsi di questa sua ultima speranza che finisce con il cancellare quel che resta della sua forza d'animo.
Non passano inosservati i suoi tentativi di preservare l'innocenza della sorella, simboleggiati dalle caramelle che raziona per i momenti più duri, l'incapacità di farsi accettare dalla vedova che gli ospita per via di un accordo con la madre, la sua freddezza durante i furti eppure le sue suppliche al contadino nella speranza di far migliorare lo stato di salute della sorella.
Per quanto tutto sembri scivolargli addosso, il colpo più grave lo accusa alla scoperta della distruzione della flotta navale imperiale e alla ragionevole deduzione della morte del padre: per quanto abbia visto la madre sfigurata e la sorella sempre più debole, Seita conservava la speranza del ritorno del padre e di un conseguente ritorno alla normalità una volta vinta la guerra ed è lo spezzarsi di questa sua ultima speranza che finisce con il cancellare quel che resta della sua forza d'animo.
Parlando delle animazioni, è stato compiuto un lavoro ovviamente impeccabile, esattamente come ci si aspetta da opere di quegli anni dello Studio Ghibli. Forse qualche fondale da l'idea di essere un po' troppo statico e finto, come alla scoperta di Setzuko del morto sulla spiaggia, ma i personaggi sono perfettamente portati in vita e le scene apprezzabilmente fluide e ben integrate con la colonna sonora, mai invadente e sempre perfettamente misurata.
Lo stile è vicino a quello dei lavori di Miyazaki eppure è sufficientemente lontano da intonarsi bene con le atmosfere trattate e i colori per lo più scuri e spenti, se non nella scena iniziale e finale con gli spiriti dei due fratelli ricongiunti, tendono a sottolineare la presenza di amarezza e rassegnazione anche nei momenti che parrebbero felici.
Lo stile è vicino a quello dei lavori di Miyazaki eppure è sufficientemente lontano da intonarsi bene con le atmosfere trattate e i colori per lo più scuri e spenti, se non nella scena iniziale e finale con gli spiriti dei due fratelli ricongiunti, tendono a sottolineare la presenza di amarezza e rassegnazione anche nei momenti che parrebbero felici.
Una tomba per le lucciole è sicuramente un film lodevole e estremamente forte ma è strettamente rivolto a persone adulte e interessate a vederlo. Al contrario degli altri lavori dello Studio Ghibli, perlopiù apprezzabili da tutte le fasce d'età per via di diversi piani di lettura, il lavoro di Isao Takahata è crudo e disilluso e potrebbe non essere apprezzato se non si è psicologicamente pronti alla sua visione mentre la sconsiglierei fortemente ai bambini.
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