Cowboy Bebop è una serie che mi ha sempre affascinato: ultima chicca recuperata al Romics, ormai l'anno scorso, e vista tra una serie tv e l'altra, catturò la mia attenzione per le sue musiche così diverse da quelle di ogni altro anime eppure così perfette per la sua ambientazione. Trovato il cofanetto ad un prezzo decisamente abbordabile, per via della scatola in cartone rovinata, ho finalmente recuperato questa serie e ne ho approfittato per vederla tutta, dall'inizio alla fine. Non ne fanno più di questi livelli.
Serie fantascientifica, ambientata in un futuro ormai non troppo lontano, la serie è fortemente incentrata sulla definizione dei propri personaggi e sul peso che il loro passato ha su di loro. Composto di 26 episodi, per lo più autoconclusivi, questo anime ci porta per mano nella vita di Spike e Jet e ci avvicina lentamente ai loro segreti e ai loro rimpianti. Solo successivamente facciamo la conoscenza di Faye e, molto più tardi, della piccola Ed e delle loro vite incredibili e intriganti. Oltre alle scelte e i rimpianti, oltre all'inevitabile, la serie tratta i temi della morte, della brutalità e della libertà con un tatto inaspettato da una serie d'animazione che, per uno spettatore distratto, si propone quasi come comica. Croce e delizia, questa cura e attenzione per temi "particolari" spinsero Tv Tokyo a sospendere l'anime al dodicesimo episodio e a passare la patata bollente al canale satellitare WoWoW.
Non voglio approfondire ulteriormente la trama perché sarebbe un grave torto verso chi non ha ancora non ha potuto gustarla: raccontare anche solo le origini dei personaggi toglierebbe il piacere della scoperta e la voglia di conoscere che questa serie regalano allo spettatore. Un appunto, però, voglio farlo: Cowboy Bebop, come molte altri anime degni di nota nati come serie tv, ha la brutta pretesa di chiudere la storia nelle ultime due puntate, lasciando la sensazione di aver affrettato scene che avrebbero meritato decisamente un po' più di cura.
Come dicevo, la colonna sonora è stata la prima cosa che mi ha incuriosito e che mi ha spinto a guardare questa serie: la sua composizione fu affidata a Yoko Kanno che mise su un gruppo appositamente per poterla registrare (The Seatbelts). Il risultato di questo lavoro è strepitoso! I pezzi dei Seatbelts sono parte attiva della caratterizzazione della serie e della sua ambientazione: il sound country e blues delle musiche contribuiscono a quel contrasto tra il vecchio e il nuovo, tra la tecnologia e il sistema di taglie, permettendo una maggiore immersione nel mondo degli space cowboy. Inoltre, ci viene trasmesso un non voluto senso di nostalgia dal character design così tanto anni novanta eppure ancora piacevole e accattivante. I modi di fare dei personaggi, i colori usati e la loro saturazione ci rimandano con la mente a qualcosa di poco recente eppure ci ipnotizzano, forzandoci a restare incollati allo schermo. Un peccato che questa magia sia stata spezzata in una manciata di scene, cercando di inserire elementi in computer grafica ma, in fondo, si stava sperimentando.
Penso di poter concludere dicendo che, a parte un paio di sbavature, Cowboy Bebop è un anime che deve essere visto. Per quanto datato 1999, sono pochissime le serie che possono vantarsi di aver raggiunto questi livelli di complessità, fantasia, simpatia e perfezione. Un classico, una perla, un punto di riferimento.
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