Una delle cose che ho fatto in questo periodo di "pausa" estivo è stata leggere. Ma cosa leggere quando una buona parte dei libri esposti in libreria di fa venire i brividi? Un amico è stato così gentile da prestarmi quello che da molti viene considerato il capolavoro di Dick, Ma gli androidi sognano pecore elettriche?, e io l'ho letteralmente divorato ovviamente tempo permettendo. Ho anche scoperto di appartenere a quei lettori che preferisce Ubik o La svastica sul sole. Info random: dal romanzo è stato tratto Blade Runner di Ridley Scott, film sicuramente suggestivo ma basato sui canoni fantascientifici e che non ha un cazzo da spartire con il clima di incertezza che Dick pone nelle sue opere, e una serie a fumetti di recente pubblicazione, che dovrebbe essere molto fedele al romanzo.
Iniziamo dicendo che stiamo parlando di un libro scritto nel 1968, anni in cui il 1992 sembrava dannatamente lontano, e che stiamo sicuramente parlando di un caposaldo della fantascienza e apripista del cyberpunk e, in quanto tale, fuori dalle righe di questi generi come gli intendiamo oggi. Non ci sono strani mostri, non ci sono alieni, non ci sono mega ultra malvagi computer alla guida di eserciti segreti e non ci sono inseguimenti / sparatorie / combattimenti superesagerati alla Hollywood. Siamo in un mondo in cui gli androidi, identici agli umani se non per la mancanza di empatia, uccidono i propri padroni e fuggono dalle colonie su Marte per vivere sulla Terra, liberi dalla loro schiavitù, ben consci dei quattro anni di vita a loro disposizione, e in cui la polizia assolda cacciatori di taglie per "ritirare" gli androidi omicidi, nonostante la consapevolezza della loro bassissima aspettativa di vita, al solo scopo di ricordare loro che non sono esseri viventi. Un mondo in cui le forme di vita non umane sono rare e costose ed è convenzione sociale avere almeno un animale da accudire, un mondo in cui le emozioni sono programmate e simulate, usate alla stregua di droghe per modulare il proprio umore giornaliero, un mondo in cui vivere sulla Terra significa condannarsi a una lenta morte.
|
La pecora (perché è una pecora) in copertina |
Quello che Dick ci propone è una storia, svoltasi nell'arco di una giornata, ambientata su un pianeta Terra destinato alla desolazione e con protagonista un cacciatore di taglie, Rick Decard, travolto dal corso degli eventi e dalle emozioni incontrollate che susciteranno in lui. Il lavoro del cacciatore di taglie è pericoloso e remunerativo solo se si effettuano "ritiri". Rick si trova a dover fronteggiare dei nuovi modelli di androidi che, nonostante la sua esperienza, riusciranno a confonderlo e manipolarlo fino a fargli dubitare della sua stessa natura umana. Portando avanti il suo lavoro, si troverà a provare sempre più dubbi su se stesso e su quello che è necessario fare e si chiederà se è possibile e se è giusto provare empatia per degli oggetti. Rick fa tutto questo "solo" per potersi permettere un animale vero, "solo" per non essere più inferiore ad altri, "solo" per avere la certezza di non esserlo. Eppure, durante la giornata più difficile della sua vita, proverà emozioni contrastanti e dubbi costanti su dogmi che non avrebbe mai pensato di mettere in discussione.
Oltre la trama, sviluppata egregiamente, consideriamo gli altri aspetti di questo libro. Lo stile di Dick non è particolarmente poetico, anzi è scarno ed essenziale. Le descrizioni sono ridotte al necessario e sono evitate, per fortuna, spiegazioni senza fine e senza senso su tutto il romanzo. I personaggi sono pensierosi e, nelle loro riflessioni, troviamo tutto quello che ci serve sapere per calarci nella storia. Tutto il resto, tutto il superfluo o lo sconosciuto, è lasciato alla nostra interpretazione o immaginazione. La versione che ho letto è l'ultima edizione della Fanucci, ristampa del 2012, e nel complesso devo dire che il romanzo è stato trattato bene: le traduzioni sembrano ben fatte e l'italiano è più o meno corretto, a parte qualche frase formulata in maniera strana, qualche imprecazione che non ha senso di esistere e qualche condizionale mancato.
Concludendo,
Ma gli androidi sognano pecore elettriche? è un romanzo da leggere e gustare, la scrittura di Dick è profonda e semplice ed ha la capacità di catturare l'attenzione del lettore mentre propone temi importanti. Sicuramente un capolavoro dello scrittore statunitense, adatto e consigliato anche a i non amanti della fantascienza, ma certamente non la sua opera migliore in quanto a tensione e ambiguità sui personaggi. Assolutamente da leggere ma da considerare come libro di inizio e non come libro campione.
Nessun commento:
Posta un commento