Questa estate sono riuscito a colmare, tra le varie pause e imprecazioni sparse, una grossa mancanza videoludica degli ultimi anni: ho finalmente giocato e finito Dark Souls, dark fantasy dei From Software diretto da Hidetaka Miyazaki. Del gioco avevo sempre sentito parlare, dipinto come questa bestia nera difficilissima, e avevo affrontato un paio di sezioni con personaggi di altri, ma mai mi ero cimentato seriamente. Dopo aver seguito l'intera Anima Oscura di Michele (conosciuto anche come Mike of the Desert sul web) per preparazione verso BGeek, mi è nata una curiosità prorompente e ho dovuto prendere il pad in mano.
Ovviamente, siccome sono un giocatore folle, ho deciso di scegliere il discriminato con nessun dono iniziale e questo mi ha permesso di apprezzare molto anche vari pezzi di equipaggiamento altrimenti facilmente snobbabili, ma andiamo con ordine.
La narrazione di Dark Souls è la sua ambientazione sono solitamente considerati deboli perché non esposti in maniera forzata da cutscene o npc particolarmente loquaci, così come il gioco è considerato estremamente difficile solo per il gusto di esserlo. Nessuna di queste cose è vera.
Il motivo per cui il gioco risulta difficile è perché obbliga il giocatore a capire e padroneggiare il sistema di combattimento e di equipaggiamento, così come la sua lore si rivela solo a chi è desideroso di cercarla tra gli oggetti, i dialoghi con npc spesso (giustamente) schivi e cinici e ambienti di gioco.
Capito, quindi, che bisogna portare rispetto anche per il nemico più basilare e per la capacità del gioco di organizzare agguati e imboscate, la cosa successiva che salta all'occhio e l'incredibile qualità del design.
Un intero mondo totalmente interconnesso, con segreti in piena vista per chi sa cercare e con ambienti e mappe studiate per mantenere il giocatore sempre in tensione, almeno fino a che non si sviluppa una certa familiarità e si è pronti ad andare avanti.
Un intero mondo totalmente interconnesso, con segreti in piena vista per chi sa cercare e con ambienti e mappe studiate per mantenere il giocatore sempre in tensione, almeno fino a che non si sviluppa una certa familiarità e si è pronti ad andare avanti.
Dal level al game design, con un sistema di combattimento e di level up che permettono di personalizzare il proprio personaggio a proprio piacimento e in base al proprio stile di gioco, dove non è necessario accumulare livelli ed esperienza per progredire ma è utile solo per equipaggiarsi e provare nuovi approcci, dove è più importante potenziare il proprio equipaggiamento che se stessi, dove la pianificazione per le boss battle è tutto.
Giocando con il discriminato, sono stato costretto a controllare ogni singolo pezzo di equipaggiamento droppato, stare attento ai requisiti, controllare il peso per evitare di andare in fat roll e così via, almeno per l'inizio della partita. Questo mi ha insegnato il funzionamento di molte cose e che mi ha spinto a controllare le diverse descrizioni.
Insomma, un titolo affascinante e quasi senza pecche. Quasi.
Graficamente parlando, Dark Souls ha una delle grafiche più calzanti e belle che si possano trovare, seppur non sempre pulitissima, ma presenta delle zone di gioco talmente vaste in cui il motore grafico semplicemente non ce la fa: ciò comporta insopportabili cali di frame rate che, purtroppo, non possono essere evitati.
A questo bisogna aggiungere che, soprattutto nella sua parte finale, lo sviluppo del gioco è stato molto affrettato e molto è stato tagliato o proposto come contenuto incompleto.
Se la boss battle contro Smough e Ornstein e sbilanciata perché calibrata per più giocatori, quella contro la Culla del Chaos è semplicemente frustrante mentre quella contro i Quattro Re di una semplicità disarmante. Una parte della storia è stata affidata al DLC, dove potremo ammirare il camminatore degli abissi e guardare in faccia l'abisso stesso.
Se la boss battle contro Smough e Ornstein e sbilanciata perché calibrata per più giocatori, quella contro la Culla del Chaos è semplicemente frustrante mentre quella contro i Quattro Re di una semplicità disarmante. Una parte della storia è stata affidata al DLC, dove potremo ammirare il camminatore degli abissi e guardare in faccia l'abisso stesso.
Il gioco ha anche un intelligente sistema di multiplayer, con elementi legati alla storia e alla lore che spingono i giocatori a ricoprire il ruolo di cacciatore, preda o vendicatore, invadendo i mondi degli altri non morti. Grazie al sistema di combattimento, il PvP è divertente e premia i più abili, sempre se il lag non ci metta lo zampino. Considerate che, a sei anni di distanza dalla sua uscita, i giocatori online sono ancora molti.
Mettendo da parte queste pecche, Dark Souls è un gioco che ha segnato questo decennio, tanto da far nascere un "genere" di giochi che spesso non hanno molto a che fare con l'originale. Se nel 2017 stiamo ancora parlando di un gioco del 2011 e se è ancora tra i più venduti anche su PC, con un porting poco più che sufficiente, è perché i From Software e Hidetaka Miyazaki hanno fatto un lavoro magistrale. Intrigante, accattivante e dal fascino oscuro, se solo fossero riusciti a finirlo come avrebbero voluto, avremmo avuto tra le mani qualcosa di più di un capolavoro.
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