Fuga nello Jutengai - The Boy and the Beast

Maggio sarà anche lontano ma la pubblicazione in DVD mi ha permesso di vedere The Boy and the Beast (Bakemono no ko), film di Mamoru Hosoda che, purtroppo, mi ero lasciato sfuggire alla sua proiezione cinematografica. Dopo aver visto gli altri suoi lavori, si sa con cosa si ha a che fare e difficilmente si resta delusi.

Bakemono no ko The Boy and the Beast poster cover




The Boy and the Beast Momoaki Kyuta Tatara
Ren è un bambino di nove anni appena rimasto orfano di madre, poco dopo il suo divorzio dal padre del bambino. Pur di non finire in affidamento ai parenti materni, Ren inizia una vita di stenti tra le strade affollate di Tokyo dove, tra l'indifferenza delle persone, muta la sua tristezza in rabbia e odio. Durante una delle sue scorribande nel mondo umano, Kumatetsu si imbatte in Ren e, un po' per provocazione un po' per gioco, lo invita nel mondo delle beste, lo Jutengai, e lo prende come suo discepolo. Kumatetsu è, infatti, una delle due beste contendenti al titolo di Gran Maestro ed è forse la bestia più forte in tutto lo Jutengai, ma manca di metodo, calma e di un seguito (che siano allievi o sostenitori). Sia Kyuta, nome che viene dato a Ren dal suo nuovo tutore dalle fattezze di un orso, che Kumatetsu iniziano un percorso di crescita e di mutua influenza, creando un rapporto padre-figlio che ad entrambi sembrava mancare.

The Boy and the Beast Kaede
Come per il precedente Wolf Children, film che potrebbe benissimo essere ambientato nello stesso universo narrativo, The Boy and the Beast è un film che tratta di rapporti umani e familiari attraverso i suoi personaggi e le interazioni che essi hanno con il mondo che li circonda. Difficile, quindi, non fare un paragone con quello che, forse, resta il suo film più ispirato: in questa fatica di Hosoda manca quella lenta e costante crescita che ci aveva regalato con i bambini lupo ed è posta un po' in secondo piano la necessità di scegliere cosa fare. Ren decide di seguire Kumatetsu, sceglie di diventare Kyuta, ma la sua scelta è dettata dal fatto di non avere più nulla nel mondo umano. Nella seconda parte del film, quando un Kyuta non più bambino tornerà ad avere rapporti con esseri umani, sarà nuovamente costretto a decidere cosa fare ma eviterà di prendere una decisione definitiva fino alla conclusione della storia. Una mancanza un po' più grave è l'assenza di approfondimento del rapporto di Kyuta con Ichirouhiko, elemento chiave della conclusione del film.

The boy and the Beast Jiromaru Ichirouhiko
Per il resto, è difficile trovare qualcosa fuori posto: la storia scorre piuttosto bene, le musiche creano la giusta atmosfera e i personaggi, primari o comprimari, sono tutti trattati piuttosto bene e realizzati e animati ancora meglio. La qualità grafica è altissima, così come lo studio e l'implementazione del Jutengai e dei suoi abitanti, con un design che risulta naturale e con movimenti fluidi e dinamici. Più che buono anche l'impiego della computer grafica, per lo più ben integrata nelle scene. È anche abbastanza palese l'intenzione di fare un piccolo passo indietro rispetto a Wolf Children e cercare di confezionare un prodotto più vicino a Summer Wars, da cui riprende anche l'idea di un mondo parallelo a quello umano, lasciando spazio a battaglie spettacolari e importantissime ai fini della storia, con un risultato complessivo sicuramente buono.

The Boy and the Beast è un bel film d'animazione, interessante, godibile e esteticamente bello. Sarebbe stato da acclamare se non fosse stato un prodotto di Mamoru Hosoda, mentre così soffre dell'ingombrante confronto con i suoi fratelli Wolf Children e Summer Wars, tutti con sceneggiatura originale, per via del suo essere una via di mezzo tra i due. Sicuramente da vedere ma, forse, meno d'impatto dei titoli precedenti.

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