Ammetto di aver letto da poco Neil Gaiman nonostante il suo nome mi fosse più che familiare e nonostante abbia visto qualcosa tratto dalle sue opere. Ho iniziato a recuperare con Buona Apocalisse a Tutti! ma, in fin dei conti, non si tratta di un suo romanzo visto che è stato scritto a quattro mani con Terry Pratchett. Poi è sbocciato l'amore con Sandman Overture e, alla notizia dell'imminente messa in onda della serie TV, ho dovuto assolutamente leggere American Gods, prima che spoiler e strane distorsioni potessero rovinarmelo per sempre. A libro concluso, mi sento di dover buttare giù due righe a riguardo.
Shadow è un omone grande e grosso il cui soggiorno carcerario di tre anni sta per volgere al termine. Alla sua scarcerazione, anticipata per via di un triste imprevisto, l'uomo fa la conoscenza del signor Wednesday che vuole a tutti i costi assoldarlo come tuttofare e che, stranamente, è a conoscenza del suo presente e passato. Da qui, da quello che sembra un semplice Slice of Life, si arriverà a leggere l'Urban Fantasy più interessante della narrativa contemporanea: le divinità, i folletti, gli spiriti e le entità delle più disparate parti del mondo si ritrovano in America, portate nei cuori e nelle usanze dei migranti e degli schiavi, dei credenti e dei nostalgici, solo per trovarsi in un paese poco adatto alla loro esistenza, per finire col vivere tra una popolazione sempre meno disposta a credere alle "vecchie leggente" eppur sempre più propensa a venerare tecnologia, denaro, celebrità e qualsiasi altra diavoleria moderna. La guerra per la riconquista del potere, per i cuori delle persone, è sul punto di scoppiare e Wednesday ha il compito di richiamare all'ordine più "vecchie" divinità possibili per poterla affrontare e uscirne vittorioso o morire in battaglia, provandoci, e Shadow sembra essere la persona più importante per la riuscita dell'operazione.
Quello che mi ha colpito molto di questo romanzo è il modo in cui ha portato il personaggio di Shadow attraverso tutto il suo svolgimento, evolvendolo capitolo dopo capitolo mentre le situazioni si facevano sempre più fuori dall'ordinario. Neil Gaiman riesce gradualmente a convincerci che tutto quello che stia accadendo sia reale, che potrebbe accadere nel nostro mondo in qualsiasi momento, mostrandoci ogni volta il minimo indispensabile e lasciando che il punto di vista del protagonista, in continuo mutamento e nostra finestra sul romanzo, faccia il resto. Per quanto il tutto sia narrato tramite narratore onnisciente e non in prima persona, la nostra visione è assolutamente quella di Shadow ed è tramite lui che vivremo ogni colpo di scena e ogni gioia o sofferenza. In questo modo, la trama si porta avanti a ritmo piuttosto omogeneo fino all'arco finale, in cui si fa più serrato e spinge, svolta dopo svolta, verso la conclusione inaspettata eppur perfettamente coerente.
Oltre ad essere una storia intrigante e un romanzo arguto, American Gods è un simbolo che si presta a più chiavi di lettura e che merita di essere riletto più volte, alla ricerca di una maggior comprensione. Devo ammettere che lo stile di Gaiman mi ha inizialmente stranito. Non tutti i paragrafi scorrevano naturali e alcune scelte stilistiche non mi convincevano troppo, eppure il suo scrivere mi ha in qualche modo conquistato e spinto, con gran curiosità, fino alla fine e oltre. Non posso che consigliarne la lettura e mi auguro vivamente che la serie TV riesca a rendere giustizia a questo romanzo, diversamente da quanto fatto con The man in the high castle, tratto da La svastica sul sole di Dick.
Shadow è un omone grande e grosso il cui soggiorno carcerario di tre anni sta per volgere al termine. Alla sua scarcerazione, anticipata per via di un triste imprevisto, l'uomo fa la conoscenza del signor Wednesday che vuole a tutti i costi assoldarlo come tuttofare e che, stranamente, è a conoscenza del suo presente e passato. Da qui, da quello che sembra un semplice Slice of Life, si arriverà a leggere l'Urban Fantasy più interessante della narrativa contemporanea: le divinità, i folletti, gli spiriti e le entità delle più disparate parti del mondo si ritrovano in America, portate nei cuori e nelle usanze dei migranti e degli schiavi, dei credenti e dei nostalgici, solo per trovarsi in un paese poco adatto alla loro esistenza, per finire col vivere tra una popolazione sempre meno disposta a credere alle "vecchie leggente" eppur sempre più propensa a venerare tecnologia, denaro, celebrità e qualsiasi altra diavoleria moderna. La guerra per la riconquista del potere, per i cuori delle persone, è sul punto di scoppiare e Wednesday ha il compito di richiamare all'ordine più "vecchie" divinità possibili per poterla affrontare e uscirne vittorioso o morire in battaglia, provandoci, e Shadow sembra essere la persona più importante per la riuscita dell'operazione.
Quello che mi ha colpito molto di questo romanzo è il modo in cui ha portato il personaggio di Shadow attraverso tutto il suo svolgimento, evolvendolo capitolo dopo capitolo mentre le situazioni si facevano sempre più fuori dall'ordinario. Neil Gaiman riesce gradualmente a convincerci che tutto quello che stia accadendo sia reale, che potrebbe accadere nel nostro mondo in qualsiasi momento, mostrandoci ogni volta il minimo indispensabile e lasciando che il punto di vista del protagonista, in continuo mutamento e nostra finestra sul romanzo, faccia il resto. Per quanto il tutto sia narrato tramite narratore onnisciente e non in prima persona, la nostra visione è assolutamente quella di Shadow ed è tramite lui che vivremo ogni colpo di scena e ogni gioia o sofferenza. In questo modo, la trama si porta avanti a ritmo piuttosto omogeneo fino all'arco finale, in cui si fa più serrato e spinge, svolta dopo svolta, verso la conclusione inaspettata eppur perfettamente coerente.
Oltre ad essere una storia intrigante e un romanzo arguto, American Gods è un simbolo che si presta a più chiavi di lettura e che merita di essere riletto più volte, alla ricerca di una maggior comprensione. Devo ammettere che lo stile di Gaiman mi ha inizialmente stranito. Non tutti i paragrafi scorrevano naturali e alcune scelte stilistiche non mi convincevano troppo, eppure il suo scrivere mi ha in qualche modo conquistato e spinto, con gran curiosità, fino alla fine e oltre. Non posso che consigliarne la lettura e mi auguro vivamente che la serie TV riesca a rendere giustizia a questo romanzo, diversamente da quanto fatto con The man in the high castle, tratto da La svastica sul sole di Dick.
Nessun commento:
Posta un commento