Schivando spoiler e recensioni per più di una settimana, attività che dovrebbe rientrare nei prossimi giochi olimpici, sono infine andato a vedere Suicide Squad. Cercando di mantenere la testa libera da pregiudizi, ho cercato di godermi questo nuovo viaggio nell’universo cinematografico DC e, devo dire, che è stato poco piacevole e tremendamente pieno di problemi.
Dopo la morte di Superman per salvare il mondo da Doomsday in Batman v Superman, i servizi americani vengono convinti a formare la Task Force X, squadra composta da criminali più o meno dotati, sotto la guida di Amanda Waller e il controllo sul campo di Rick Flag.
Durante il tentativo di convinzione dei vari villain, una minaccia sovrannaturale costringe la Waller a forzare i tempi, controllando i membri della squadra tramite un dispositivo esplosivo impiantato nel loro collo e con la presenza di Katana, sicario giapponese dalle doti da samurai.
Inutile girarci intorno: la trama di Suicide Squad è qualcosa di visto e rivisto e la sua implementazione è disastrosa, ma Suicide Squad è quel tipo di film in cui la trama non conta se ci sono personaggi forti e d’impatto a portare avanti la baracca.
È proprio grazie ad Harley Quinn, Deadshot e la stessa Amanda Waller (forse la miglior caratterizzazione fatta) se il film sopravvive ad un montaggio da dilettanti, a dei tagli sconsiderati e ad una censura volta al ricevere il bollino “film per famiglie”, riuscendo comunque a mantenersi sopra la media per la gestione dei personaggi, soprattutto per gli standard DCEU.
Per quanto la Squadra Suicidi sia composta da sei personaggi (mettiamola così), gli unici ad avere spessore sono El Diablo, Harley e il cecchino, tutti protagonisti di flashback e fondamentali ai fini della storia, per quanto il piromante resti comunque abbastanza piatto. Gli altri componenti sono trattati da riempitivi quali sono, con poche battute, poco o nessun approfondimento (vedi Slipknot) e un paio di momenti comici qua e là.
Parlando del personaggio che è stato spinto per essere il protagonista, Harley Quinn di Margot Robbie è esattamente quello che ci si aspetta dalla giullare di Gotham, svitata, egoista e non curante degli altri (quasi sempre), follemente innamorata del suo Joker e pronta a tutto pur di riconciliarcisi. Molte scene del film reggono solo grazie alla sua presenza.
D’altro canto, il Deadshot di Will Smith è ben interpretato ma manca di coerenza, considerando che il suo amore per la figlia viene messo in secondo piano almeno un paio di volte per motivi non proprio appartenenti ad un sicario spietato e infallibile.
Importante è non giudicare Joker di Jared Leto: il tempo dedicato al principe della risata è troppo poco anche solo per poter azzardare un parere, giustamente considerando che il film non è su di lui, mentre posso dire che l’attore ha recitato più che bene il ruolo assegnatoli. Per il design, invece, non posso che lamentarmi di quello che sembrava essere un pappone eccentrico.
Tolti i personaggi principali e le loro personali motivazioni per la missione, non c’è un singolo momento in cui il gruppo funzioni o in cui funzionino i discorsi motivazionali o la risoluzione dell’atto finale. Oltre ad essere mero sfondo, gli altri personaggi del film agiscono senza reali motivazioni, a parte Flag, e sono piatti come fogli di carta.
Il gruppo non funziona, le motivazioni non funzionano, Flag non funziona in nessuna delle sue (due) tentate sfaccettature e tutto va avanti perché è stato deciso così. Tra un ruggito di Killer Croc, incredibilmente smilzo, e un sorso di birra di Capitan Boomerang, non c’è un momento in cui il gruppo si formi sul serio, oserei dire giustamente. In fin dei conti, abbiamo a che fare con gente che si definisce e che viene definita “cattiva” sin dall’inizio del film, che però decide di sacrificare tutto pur di salvare il mondo.
Per quanto riguarda il ritmo, tutto il film risente pesantemente di un montaggio terribile, esempio di ciò che andrebbe evitato e che sarebbe facilmente migliorabile, passando da un’introduzione abbastanza lenta e troppo focalizzata su quelli che saranno i protagonisti ad una scena d’azione non troppo entusiasmante senza guidare lo spettatore, rendendo tutto artificioso. Nelle tre fasi che la compongono, la pellicola è spinta sempre avanti, incurante degli avvenimenti e della logica, e i personaggi non possono che spingersi a loro volta. Anche la colonna sonora non è d’aiuto, mostrandosi troppo invasiva nel complesso.
Suicide Squad non è un capolavoro come non è il peggior film della storia, ma non è comunque passabile. Il vero problema dei nuovi film DC è la continua voglia di rincorrere il lavoro che la Marvel ha prodotto, assieme alla Disney, in molto più di un paio d’anni, continuando a buttare carne al fuoco in ogni occasione possibile. L’errore più grande di Suicide Squad, peggiore del taglia e cuci, è la voglia di rincorrere.
Durante il tentativo di convinzione dei vari villain, una minaccia sovrannaturale costringe la Waller a forzare i tempi, controllando i membri della squadra tramite un dispositivo esplosivo impiantato nel loro collo e con la presenza di Katana, sicario giapponese dalle doti da samurai.
Inutile girarci intorno: la trama di Suicide Squad è qualcosa di visto e rivisto e la sua implementazione è disastrosa, ma Suicide Squad è quel tipo di film in cui la trama non conta se ci sono personaggi forti e d’impatto a portare avanti la baracca.
È proprio grazie ad Harley Quinn, Deadshot e la stessa Amanda Waller (forse la miglior caratterizzazione fatta) se il film sopravvive ad un montaggio da dilettanti, a dei tagli sconsiderati e ad una censura volta al ricevere il bollino “film per famiglie”, riuscendo comunque a mantenersi sopra la media per la gestione dei personaggi, soprattutto per gli standard DCEU.
Per quanto la Squadra Suicidi sia composta da sei personaggi (mettiamola così), gli unici ad avere spessore sono El Diablo, Harley e il cecchino, tutti protagonisti di flashback e fondamentali ai fini della storia, per quanto il piromante resti comunque abbastanza piatto. Gli altri componenti sono trattati da riempitivi quali sono, con poche battute, poco o nessun approfondimento (vedi Slipknot) e un paio di momenti comici qua e là.
Parlando del personaggio che è stato spinto per essere il protagonista, Harley Quinn di Margot Robbie è esattamente quello che ci si aspetta dalla giullare di Gotham, svitata, egoista e non curante degli altri (quasi sempre), follemente innamorata del suo Joker e pronta a tutto pur di riconciliarcisi. Molte scene del film reggono solo grazie alla sua presenza.
D’altro canto, il Deadshot di Will Smith è ben interpretato ma manca di coerenza, considerando che il suo amore per la figlia viene messo in secondo piano almeno un paio di volte per motivi non proprio appartenenti ad un sicario spietato e infallibile.
Importante è non giudicare Joker di Jared Leto: il tempo dedicato al principe della risata è troppo poco anche solo per poter azzardare un parere, giustamente considerando che il film non è su di lui, mentre posso dire che l’attore ha recitato più che bene il ruolo assegnatoli. Per il design, invece, non posso che lamentarmi di quello che sembrava essere un pappone eccentrico.
Tolti i personaggi principali e le loro personali motivazioni per la missione, non c’è un singolo momento in cui il gruppo funzioni o in cui funzionino i discorsi motivazionali o la risoluzione dell’atto finale. Oltre ad essere mero sfondo, gli altri personaggi del film agiscono senza reali motivazioni, a parte Flag, e sono piatti come fogli di carta.
Il gruppo non funziona, le motivazioni non funzionano, Flag non funziona in nessuna delle sue (due) tentate sfaccettature e tutto va avanti perché è stato deciso così. Tra un ruggito di Killer Croc, incredibilmente smilzo, e un sorso di birra di Capitan Boomerang, non c’è un momento in cui il gruppo si formi sul serio, oserei dire giustamente. In fin dei conti, abbiamo a che fare con gente che si definisce e che viene definita “cattiva” sin dall’inizio del film, che però decide di sacrificare tutto pur di salvare il mondo.
Per quanto riguarda il ritmo, tutto il film risente pesantemente di un montaggio terribile, esempio di ciò che andrebbe evitato e che sarebbe facilmente migliorabile, passando da un’introduzione abbastanza lenta e troppo focalizzata su quelli che saranno i protagonisti ad una scena d’azione non troppo entusiasmante senza guidare lo spettatore, rendendo tutto artificioso. Nelle tre fasi che la compongono, la pellicola è spinta sempre avanti, incurante degli avvenimenti e della logica, e i personaggi non possono che spingersi a loro volta. Anche la colonna sonora non è d’aiuto, mostrandosi troppo invasiva nel complesso.
Suicide Squad non è un capolavoro come non è il peggior film della storia, ma non è comunque passabile. Il vero problema dei nuovi film DC è la continua voglia di rincorrere il lavoro che la Marvel ha prodotto, assieme alla Disney, in molto più di un paio d’anni, continuando a buttare carne al fuoco in ogni occasione possibile. L’errore più grande di Suicide Squad, peggiore del taglia e cuci, è la voglia di rincorrere.
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