Sono stato estremamente indeciso sul vedere o meno Ready Player One, almeno fino a che qualcuno non mi ci ha portato regalandomi i biglietti e una bella serata. I motivi erano due: sono ancora scottato dall'esperienza con Pixels di Adam Sendler (che sarebbe dovuto essere "il film nerd dell'anno") e Steven Spielberg non rientra affatto tra i miei registi preferiti. Ma, ehi, non bisogna partire prevenuti e al cinema vado sempre volentieri.
Cosa è venuto fuori dalla voglia di basarsi su un romanzo per aprire il vaso di pandora delle citazioni del magico mondo dell'internet? Leggi pure e dimmi se sei o meno d'accordo con me.
Anno 2045. Devastata dall'inquinamento e dalla povertà, la Terra è ormai un posto a dir poco inabitabile. Per sfuggire alla triste realtà, l'intera popolazione mondiale passa la schiacciante maggioranza del suo tempo su OASIS, un enorme ambiente virtuale in cui è possibile interagire, tramite avatar personalizzabili e realtà virtuale, con chiunque sia iscritto e sia online.
James Halliday, il creatore di questo vera e propria realtà parallela, annunciò al momento della sua morte che OASIS nascondeva un "easter egg" (se proprio vogliamo chiamarlo così) e che chi lo avrebbe trovato, avrebbe ottenuto un'immensa ricchezza e un enorme potere... Sicuri non si chiamasse Gol D. Roger? Halliday? Ok, ok, andiamo avanti.
A cercare l'Easter Egg, con lo scopo di convertire OASIS da luogo di fuga a spazio pubblicitario estremamente invadente, si è subito impegnata la IOI, malvagissima multinazionale con dominio incontrastato sul mondo, guidata dal suo CEO Nolan Sorrento. Oltre loro, però, OASIS è piena di Gunters (egg hunters) proprio come il nostro Wade Watts, a.k.a. Parzival, pronti a dare tutto per scoprire l'Easter Egg e mantenere il mondo virtuale uno spazio libero per tutti.
Leggendo la trama, almeno così come l'ho appena proposta, avrai già capito dove il film andrà a parare e, senza fare spoiler, non hai affatto torto.
Stiamo parlando di un film con netta distinzione tra bene e male, ultrasemplificazione di presupposti che avrebbero potuto aprire ad una trama ben più complessa e con ben più riflessioni e zone grigie e "potere ai giovani che gli adulti sono stupidi" che sta tanto tornando di moda in tutta questa ondata anni '80.
Sia chiaro, non parliamo delle premesse più originali mai viste e, ad essere sinceri, nemmeno dell'opera che le sviluppa peggio, ma con quello che c'era a disposizione si sarebbe potuto fare davvero tanto in più con un risultato più adulto ed intrigante... senza contare alcune scene che risultano davvero imbarazzanti più che ridicole o divertenti.
Stiamo parlando di un film con netta distinzione tra bene e male, ultrasemplificazione di presupposti che avrebbero potuto aprire ad una trama ben più complessa e con ben più riflessioni e zone grigie e "potere ai giovani che gli adulti sono stupidi" che sta tanto tornando di moda in tutta questa ondata anni '80.
Sia chiaro, non parliamo delle premesse più originali mai viste e, ad essere sinceri, nemmeno dell'opera che le sviluppa peggio, ma con quello che c'era a disposizione si sarebbe potuto fare davvero tanto in più con un risultato più adulto ed intrigante... senza contare alcune scene che risultano davvero imbarazzanti più che ridicole o divertenti.
Ma le citazioni? I trailer ci hanno inondato di personaggi e rimandi! Il film è basato sul romanzo di Ernest Cline che spolpava (appunto) gli anni '80! Quelle ci sono nel film? Sì, assolutamente sì.
Dall'inizio alla fine, Ready Player One non lascia un attimo di respiro per la quantità di rimandi, citazioni, ambientazioni, descrizioni e personaggi che continua a lanciare a raffica verso lo spettatore.
A differenza del libro, però, non parliamo solo degli anni '80 ma di tutti quei tormentoni e quei classici che hanno popolato la cultura nerd di questi anni e che, ora come ora, occupano gran parte della cultura pop e mainstream dell'intrattenimento.
A differenza del libro, però, non parliamo solo degli anni '80 ma di tutti quei tormentoni e quei classici che hanno popolato la cultura nerd di questi anni e che, ora come ora, occupano gran parte della cultura pop e mainstream dell'intrattenimento.
Ovviamente ci sono citazioni sottili (tanta stima per la Holy Hand Grenade) e "citazioni" annunciate e spiegate, in modo da renderle comprensibili a tutti e permettere alla trama di continuare a scorrere senza lasciare nessuno indietro.
Il motivo di questa distinzione è molto semplice: se lo spettatore con età tra i 30 e i 50 ha vissuto o ha recuperato buona parte delle fonti di questa cultura pop, lo spettatore tra i 12 e i 20 probabilmente non ha idea di cosa siano alcune cose... tranne Tracer, quella la conosciamo tutti e dire che è costantemente presente è dire poco.
Il motivo di questa distinzione è molto semplice: se lo spettatore con età tra i 30 e i 50 ha vissuto o ha recuperato buona parte delle fonti di questa cultura pop, lo spettatore tra i 12 e i 20 probabilmente non ha idea di cosa siano alcune cose... tranne Tracer, quella la conosciamo tutti e dire che è costantemente presente è dire poco.
Così facendo, non solo si è dato il via alla più semplice operazione di marketing della storia del cinema (davvero, non ho mai letto così tanto di un film prima che arrivasse nelle sale), ma si è dato un motivo agli spettatori più adulti di seguire un film che, altrimenti, è palesemente rivolto ad un pubblico non avvezzo a complicazioni e sfumature di grigio. D'altro canto, questo stesso pubblico non avrebbe potuto riconoscere i rimandi alle opere anni '80 e precedenti, così ha avuto accesso a citazioni di giochi sempreverdi o estremamente recenti, proprio come Overwatch o Minecraft.
Veniamo quindi ad un'altra questione spigolosa. Se hai letto le etichette di questo post (e chi lo fa? ti giuro, ci sono!), avrai notato che ho classificato Ready Player One come Animazione.
Il punto è che il film fa un tale affidamento sulla computer grafica da poter far impallidire Cameron e il suo Avatar, proponendo modelli e animazioni di altissima qualità e praticamente fotorealistici.
Il punto è che il film fa un tale affidamento sulla computer grafica da poter far impallidire Cameron e il suo Avatar, proponendo modelli e animazioni di altissima qualità e praticamente fotorealistici.
Purtroppo, l'esperienza ci ha insegnato che, per quanto meravigliosa possa sembrarci la CGI, questa invecchia male e ad una velocità impressionante e se a questo aggiungiamo che molti delle citazioni del film potrebbero non essere più pop culture da qui ad una decina d'anni, abbiamo il forte rischio che questo inno al nostro attuale presente sul web diventi qualcosa di non molto piacevole per le generazioni future.
Un film con un così forte legame col mondo digitale, ludico o videoludico che sia, non poteva essere realizzato altrimenti, ma questa è una nota da tenere comunque in considerazione.
Sinceramente, mi sono divertito nel vedere Ready Player One, sia nel cercare di riconoscere quante più icone possibili che nel vedere le discrete scene d'azione realizzate in bellissima computer grafica, però non si può non dire che il film sia privo di difetti. Se si spoglia di questa fiera di personaggi in pieno stile web anni (ormai) 2020, non resta però che un sempliciotto film per ragazzi in perfetta linea con quello che Spielberg ha normalmente da offrire ma senza qualcosa che, per loro, possa essere effettivamente memorabile. Insomma, intrattenimento nudo e crudo più che piacevole, ma non credo ne parleremo ancora da qui a qualche anno.
Sinceramente, mi sono divertito nel vedere Ready Player One, sia nel cercare di riconoscere quante più icone possibili che nel vedere le discrete scene d'azione realizzate in bellissima computer grafica, però non si può non dire che il film sia privo di difetti. Se si spoglia di questa fiera di personaggi in pieno stile web anni (ormai) 2020, non resta però che un sempliciotto film per ragazzi in perfetta linea con quello che Spielberg ha normalmente da offrire ma senza qualcosa che, per loro, possa essere effettivamente memorabile. Insomma, intrattenimento nudo e crudo più che piacevole, ma non credo ne parleremo ancora da qui a qualche anno.
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